Sono otto, per altrettanti teatri (Carlo Felice di Genova, Verdi di Trieste, Comunale di Bologna, Maggio Fiorentino, Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Petruzzelli di Bari, e Massimo di Palermo), le fondazioni liriche che, grazie alla Legge Bray, hanno chiesto e ottenuto l’accesso al fondo di rotazione del Governo per il risanamento. Ma nonostante ciò, ha illustrato nel corso della sua relazione semestrale stilata al primo periodo del 2016, Gianluca Sole – commissario straordinario per le Fondazioni liriche la situazione non sembra migliorare affatto: “Emerge un quadro di parziali conferme del percorso di risanamento dei Piani delle fondazioni liriche anche per il nuovo triennio 2016-2018, sebbene all’interno di un complessivo quadro di settore ove permangono, ed in certi casi si acuiscono, evidenze di condizioni estremamente critiche, sulle quali è necessario intervenire con urgenza e determinazione”. Nello specifico il commissario straordinario sottolinea “la pesante posizione finanziaria e la debole dotazione patrimoniale; i debiti ingenti e non ristrutturabili in mancanza di una adeguata ri-patrimonializzazione di alcune fondazioni; la gestione operativa e quella economica che (seppure in miglioramento rispetto agli anni precedenti), non assicura ancora risultati positivi adeguati; la contenuta capacità di ’fund-raising’ e sviluppo di altre fonti di ricavo; e la difficoltà di rivedere il ’modello di business’ nella logica del contenimento dei costi di produzione e del personale”. Nonostante ciò Gianluca Sole non ritiene “sia da ritenere complessivamente negativa” la situazione, anche se ritiene che “l’andamento delle fondazioni non mostra ancora dinamiche economiche e finanziarie tali da rendere scontato l’esito dei piani di risanamento predisposti per il triennio 2016-2018”. Per il commissario straordinario infatti, se da un lato c’è “una maggiore attenzione alle performance economiche e all’efficienza dell’attività operativa”, dall’altro “si tratta di risultati che non garantiscono certo che l’auspicato risanamento sia effettivamente conseguito alla fine del triennio, né che gli indicatori generali di performance a consuntivo 2016 saranno in linea con gli obiettivi prefissati nei Piani”. Entrando nel vivo della questione, riguardo alla ristrutturazione finanziaria e patrimoniale, il commissario parla di “impegno responsabile dei soci attuali o dei nuovi soci che richiede inevitabilmente una ri-patrimonializzazione di tali Enti mediante denaro o asset patrimoniali capaci di produrre reddito. Sole trova poi “del tutto inadeguata la scala delle iniziative di internazionalizzazione, pur in presenza di uno dei prodotti della cultura del made in Italy che gode di maggior appeal nel mondo”, auspicando quindi “un intervento normativo mirato” che condizioni la distribuzione del Fus alle fondazioni in crisi “alla effettiva adozione di scelte produttive e di condotte gestionali virtuose e nella direzione del risanamento”. Entrando infine nei numeri che caratterizzano la gestione delle otto fondazioni, preoccupa il Teatro Carlo Felice di Genova, dove Sole ha osservato un Ebitda negativo per quasi due milioni di euro “al 30 giugno, rispetto a una previsione di – 2.462.989 euro su base annua. Un dato che “prefigura il rischio di un risultato di fine anno di gran lunga peggiore rispetto a quello previsto”. E dunque, il dato dell’Ebitda “incide negativamente anche sul risultato d’esercizio, con una perdita molto allarmante che, laddove confermata a fine anno, imporrà immediate ed efficaci azioni compensative nell’ambito dell’attuazione del Piano per il prossimo biennio 2017-2018”. Riguardo poi il patrimonio netto (aggiornato allo scorso 30 giugno9: “deve essere valutato molto negativamente e destare grande attenzione e preoccupazione in quanto si riduce sensibilmente, non solo rispetto alla previsione a fine anno, ma anche rispetto al consuntivo 2015 (pari a 16.751.340 euro)”. E invece positivo l’esito raggiunto dalle performance di mercato e l’andamento semestrale dell’Ebitda “che risulta ben superiore alla previsione su base annua per il Teatro Verdi di Trieste, con un risultato d’esercizio estremamente positivo”. Si prospetta però “negativo l’andamento del valore dei debiti che crescono in misura pari a circa il 10% già alla fine del primo semestre”. Infatti le previsioni parlavano di circa 25,4 milioni di euro mentre, nel giugno 2016, il valore attestato a giugno 2016 era già pari a 27,9 milioni: “decisamente elevato date le dimensioni, anche economico-patrimoniali, della fondazione”. E ancora: “Preoccupante aggiunge Sole – l’incremento del debito del Teatro Comunale di Bologna, che passa da 21,5 milioni di euro previsti per fine anno a 25,3 milioni già al 30 giugno 2016, con una dinamica di peggioramento di circa il 18%”. Sono tuttavia in linea i crediti, e risulta positivo il ritorno commerciale della politica dei prezzi”. Tuttavia, la situazione della fondazione lirica bolognese “presenta due rilevanti criticità”. Oltre al debito infatti, pesa “il valore assai contenuto, rispetto alle previsioni, dell’importante voce di ricavo costituita dai ’contributi dei privati’, che ha raggiunto appena il 12,44% del totale messo a Piano e che incide in misura significativamente negativa sul valore di Ebitda, con un trend preoccupante sul risultato economico di fine periodo”. Sole giudica “positivo” il dato dei ricavi del Maggio Fiorentino che, al 30 giugno scorso “sono pari al 60% circa di quelli previsti per l’intero anno”. Basso anche per il Teatro di Firenze il fattore di riempimento della sala, mentre permane “massimo allarme – scrive il commissario – sull’ammontare complessivo dei debiti, che nel primo semestre 2016 si attesta su valori pari a 57.399.637 euro rispetto a una previsione che, a fine anno, stimava uno stock di 54.179.346 euro”. Spostandoci nella Capitale, “si profila come una fortissima criticità da gestire nell’immediato, l’indebitamento del Teatro dell’Opera di Roma. A fronte di una valutazione relativamente positiva sull’andamento dello stock debitorio, che viene indicato in contrazione del 4% circa, passando da una previsione su base annua di 49.580.152 euro a un dato allo scadere del primo semestre di 47.604.082 euro”. Come spiega ancora il commissario straordinario, questa “contrazione, attesa la complessiva dimensione dell’indebitamento della Fondazione, davvero ingente, non può certo considerarsi sufficiente a ritenere pienamente in corso l’auspicata dinamica di risanamento e di riequilibrio della struttura finanziaria”. Un po come per il margine di produzione del Costanzi, dove “permane significativamente negativo, con un peggioramento delle perdite di produzione per alzata di circa il 35% rispetto alle stime”. Scendo ancora lungo lo Stivale, al San Carlo di Napoli risultano “positivi i dati relativi al contenimento dei costi per alzata, e il patrimonio netto del teatro è in linea con le previsioni. Ma l’indebitamento permane su dimensioni assai elevate (poco più di 41,4 milioni di euro), e oltre misura elevato è il valore dei crediti del teatro che pesa in misura sproporzionata (esattamente pari al 158,71%) rispetto ai ricavi totali. In misura tale da mettere a rischio la stessa tenuta finanziaria dell’Ente”. E invece perfettamente in linea con il Piano su costi di produzione e su quelli del personale, il Petruzzelli di Bari che, come si evince dalla relazione, vanta anche un “positivo esito delle performance di mercato” relative ai ricavi da biglietteria e abbonamenti. Ma ciò che Sole ritiene però “particolarmente preoccupante, è il fronte dei ricavi totali: lo scostamento tra quanto previsto e quanto realizzato sulla contribuzione dagli Enti Locali/Soci e sul fundraising da privati: entrambi al 30 giugno sono pari a zero. La fondazione, quindi, per tutto il semestre di riferimento ha potuto contare solo sui ricavi da biglietteria e sui contributi Fus”. La relazione del commissario straordinario si conclude quindi in Sicilia dove, le positive alzate di sipario, numero di spettatori e ricavi da biglietteria, e gli abbonamenti del Teatro Massimo di Palermo sono incoraggianti. Tuttavia il Massimo mostra ancora valori di riempimento della sala piuttosto bassi, a fronte però di una notevole riduzione dei costi di produzione che conduce ad un apprezzabile alleggerimento della perdita prevista per il margine di produzione che però resta ancora in territorio negativo”. Ed anche qui, come in altri casi illustrati, c’è una crescita dei crediti che arrivano a ’pesare’ per ben il 54,93% sui ricavi totali”.